Chi ha una mente stabile?

È il secondo giorno di permanenza in ashram e si inizia a fare sul serio.

Con l’introduzione di Swami Ananda si apre ufficialmente la quinta edizione del Corso Internazionale Yoga Vidya per insegnanti . Le parole di Swamiji non sono  solo una semplice introduzione o presentazione, sono molto di più. Sono un’esortazione alla responsabilità, all’impegno, alla scelta.

Se, da una parte, Swamiji ci spiega come si svolgerà il corso, esponendoci quel che studieremo, dall’altra c’è l’implicita richiesta che ognuno di noi possa, decida di  assumere seriamente il suo ruolo di studente. E per farlo con consapevolezza è necessario conoscere il valore sia del luogo dove ci troviamo che di ciò che ci accingiamo a studiare.

Oggigiorno ci sono tantissimi corsi per insegnanti yoga, che rilasciano diplomi a volte davvero prestigiosi, è necessario quindi chiarire cosa abbia di diverso il corso Yoga Vidya.

Un insegnante, qualunque cosa insegni, deve in primo luogo vivere nella sua vita i suoi insegnamenti. Come si può, ad esempio, insegnare asana e tecniche di pranayama, tralasciando lo stile di vita o il senso più profondo dello yoga? In veste d’insegnante, come si può aiutare qualcuno, se non si è capaci di aiutare se stessi, se non si vive e non si è in linea con ciò che si predica? Per quanto riguarda lo yoga è oltretutto impossibile, perché lo yoga è il frutto di una tradizione d’insegnamenti che si tramandano da millenni, da maestro a discepolo, a meno che si voglia dare lo stesso nome a qualcosa di completamente diverso.

Non ci si può illudere di poter aiutare gli altri o cambiare il mondo se non conosciamo noi stessi. Quindi in primo luogo bisogna riconoscere il proprio modo di pensare, i propri limiti, la propria stupidità. E questo corso ci fornisce la chiave per iniziare a farlo. Attraverso gli insegnamenti possiamo osservare il nostro modo di pensare e di conseguenza capire dove ci collochiamo e provare ad aggiustare la nostra mente. Il corso non è stato formulato per porre l’accento sul corpo e sui benefici che possiamo ricevere dalla pratica. Anche, ma non principalmente. Il corpo è importante, è un mezzo, ma è secondario. Il corso nasce dalla volontà di creare maestri in linea con gli insegnamenti, che conoscano in primo luogo se stessi e, attraverso la conoscenza di sé, possano sviluppare quella stabilità necessaria per insegnare ad altri.

È la stabilità della mente di noi studenti che il corso si prefigge di raggiungere in questo mese o, ancora, come afferma il nostro maestro, il fine è quello di tirare fuori ognuno di noi dal proprio bozzolo fatto di vecchie abitudini, modi di pensare errati,  errori abituali. Insomma, siamo in prigione e qualcuno ci sta offrendo la chiave per aprire la serratura, solo che è una chiave fatta d’impegno, disciplina, lavoro, comprensione e soprattutto volontà. Perché se non siamo noi stessi a scegliere di girare quella chiave, non lo farà nessun altro. E allora bisogna volere uscire dai nostri vecchi schemi mentali, solo allora potremo vedere noi stessi e il mondo con occhi nuovi.

Swamiji ci consegna le nostre divise da studenti, siamo pronti per iniziare, siamo pronti a imparare quel che ci serve.

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