Tattva Bodhah , appunti sulla conoscenza della Verità

Salutando Vasudevendra, il Re di tutti gli Yoghi, l’insegnante , il concessore della conoscenza, Tattva Bodhah , adesso viene esposto, per il bene di coloro i quali desiderano la liberazione.
Dove vi è la conoscenza vi è umiltà, se cosi’ non è allora la conoscenza è parziale e pericolosa.
I predicatori  non possiedono la conoscenza, essi operano attraverso il desiderio di affermare se stessi, quindi fioriscono ma   poi collassano, l’insegnante è stabilito in se stesso e comunica attraverso gli insegnamenti. Attraverso l’umiltà e la compassione l’insegnamento viene svolto.
Praticare l’ umiltà è da ipocriti, essa è il prodotto della comprensione, scaturisce dalla comprensione quindi non si pratica.
Per arrivare alla conoscenza abbiamo bisogno di Viveka, la conoscenza discriminativa tra più cose , fra l’eterno senza tempo e l’impermanente legato al tempo.
Abbiamo bisogno anche di Vairagya il distacco dal piacere degli oggetti, dalle cose disponibili qui in questa dimensione e nella dimensione ultraterrena.
Vairagya è lo stato in cui non bramo la ricerca del piacere disponibile qui e nelle dimensioni ultraterrene.
Per ottenere la conoscenza devo possedere altre qualifiche .
Sei gradi di ricchezze o talenti : Sama, la padronanza della mente, Dama il controllo degli organi esterni(janendya e karmendrya), Uparamah cioè la volontà di compiere il proprio dovere, Titiksha la capacità di adeguarsi all’alternanza degli opposti quali il freddo/ caldo etc., Sraddha la fiducia nelle parole dell’insegnante e negli shastra e Samadhanam una mente focalizzata e senza distrazioni.
Infine Mumukshutvam cioè il desiderio di raggiungere la liberazione.
Più sono forti in me queste ricchezze o talenti, più saro’ libero e felice. Se mi sento legato e sotto pressione significa che queste qualifiche sono deboli, fluttuano…
La mia discriminazione o Viveka dipende da come sono, dallo stato d’animo in cui mi trovo, dai miei vissuti e da quanto permetto alla mia mente di operare proiezioni senza verificare le informazioni che sono in mio possesso, senza analizzare le situazioni e dando espressione alle mie preferenze a cio’ che mi piace e che non mi piace, alle mie emozioni che mi portano ad intellettualizzare, in breve divento soggettivo davanti alle situazioni e alla vita senza permettere che Viveka avvenga. Mi serve la grazia divina, le benedizioni del maestro e gli insengamenti affinchè io riesca ad uscire dal circolo vizioso in cui sono intrappolato.
Vairagya o distacco è la conseguenza di Viveka, essa è l’assenza di brama. Il distacco non si pratica, esso scaturisce dalla comprensione, altrimenti si manifesta come intellettualizzazione. Intellettualizzare, disputare serve a proteggersi e non a mettersi in discussione. Il distacco quindi non puo’ essere praticato esso sorge dalla comprensione non dalla pratica. Distacco si traduce in maturita’ emotiva.
L’instabilità emotiva ci spinge verso la ricerca del piacere, il godimento che non è sinonimo di gioia ma di comportamenti che ci spingono a scendere a compromessi con i valori universali e che finiscono per tradursi in sofferenza e malattia… tratto dagli insegnamenti sul Tattva Bodhah di Swami Ananda Chaitanya …da continuare

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